Classificazione del rumore nei porti

da ARPAT

Linee guida per la caratterizzazione delle sorgenti sonore ai fini della mappatura acustica delle aree portuali.

Se è vero che il trasporto marittimo passeggeri e merci risulta in continuo aumento, è altrettanto vero che sta crescendo l’attenzione globale verso la sua sostenibilità. Le navi offrono vantaggi logistici e anche ambientali rispetto agli altri sistemi di trasporto, ma una cattiva gestione unita alle previsioni di aumento del volume di traffico comporterà un aumento degli inquinanti. Infatti, il rumore prodotto nelle aree portuali è stato trascurato per troppo tempo, fino a quando, come accennato nel precedente articolo il programma INTERREG Marittimo Italia – Francia 2014 – 2020 ha fatto emergerre le denunce dei cittadini per alcuni dei principali porti del Mediterraneo. La gestione del rumore nelle aree portuali è impegnativa perché le sorgenti ivi presenti sono specifiche e caratterizzate da un alto grado di complessità. Questo è dovuto sia alle differenti tipologie di emissioni sonore, sia alla continua interazione che hanno con le altre principali infrastrutture di trasporto.

Gli studi qui descritti riportano la definizione di linee guida per la caratterizzazione delle sorgenti sonore che agiscono in ambito portuale al fine di utilizzarle come input per le mappature acustiche. In un primo lavoro, le sorgenti sonore sono state suddivise in diverse macro-categorie: sorgenti stradali, sorgenti ferroviarie, sorgenti navali, sorgenti portuali e sorgenti industriali. Una più raffinata suddivisone è stata ottenuta sulla base delle modalità di funzionamento/operatività e alla posizione delle sorgenti.

Il porto come area industriale
L’area portuale funziona per sua specifica vocazione come elemento di richiamo per la realizzazione di infrastrutture intermodali e siti industriali di lavorazione primaria e non, oltre alle funzioni di deposito e stoccaggio. Nelle aree portuali è infatti solitamente presente un’ampia varietà di attività industriali rumorose, dalla cantieristica navale, alle industrie petrolifere e del gas, agli impianti di stoccaggio di granaglie e farine, alla presenza di impianti di lavorazione di materie prime e semilavorati. Tale presenza contribuisce alla complessità, aggiungendo traffico e rumore all’interno ed all’esterno dei confini portuali e sommando ulteriori sorgenti di rumore all’area che già comprende macchinari e mezzi adibiti alle funzioni di carico/scarico e alle operazioni di servizio e rifornimento della nave. Il porto infatti spesso funge da snodo di trasporto in cui tutte le linee terrestri (gomma e ferro) convergono verso le rotte marittime e negli ultimi anni con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale del commercio internazionale, la realizzazione del concetto di intermodalità è stata particolarmente incentivata.

La ricerca
Lo studio ha analizzato tutte le sorgenti di rumore presenti in un ambiente portuale che devono essere considerate per sviluppare correttamente la mappa acustica con l’obiettivo di definire gli input che riducono le incertezze sull’output del modello. Le sorgenti sono state dapprima suddivise in macrocategorie in base alle loro caratteristiche, poi ulteriormente suddivise in base ai diversi criteri, come le modalità di funzionamento o l’ubicazione. La Classificazione eseguita potrebbe anche essere utile alle autorità competenti per assegnare correttamente le responsabilità dei superamenti del rumore e, quindi, individuare le attività più impattanti al fine di sviluppare adeguate azioni sostenibili di mitigazione del rumore. Lo studio del rumore prodotto dalle navi ha richiesto una caratterizzazione per ciascuna fase che si verifica durante la loro permanenza in ambiente portuale: spostamento, manovre, ormeggio ed operazioni a terra. Inoltre ogni tipologia di nave ha una serie di operazioni specifiche che producono una pluralità di emissioni ulteriormente peculiari e diverse, rendendo impossibile la generalizzazione dei risultati.
Le sorgenti portuali, ovvero tutte quelle sorgenti che sono a terra ma a servizio delle attività portuali, sono innumerevoli e gru, reachstaker, forklift sono solo alcuni esempi dei mezzi di servizio che operano durante le operazioni di carico/scarico delle navi.Ognuno di essi ha differenti emissioni sonore a seconda delle differenti attività che sta svolgendo, dal transito, al carico/scarico. Le sorgenti industriali, invece, sono tutte quelle che sono a servizio delle diverse attività che afferiscono all’aera portuale e che non sono legate alle operazioni navali.
Complessivamente, è stata fornita una procedura di misura per le seguenti categorie, considerando però che i modelli di calcolo in commercio già sono ottimi per le sorgenti stradali e ferroviarie. Per queste, infatti, i lavori descritti si sono limitati ad evidenziare le particolarità dei traffici che avvengono nell’area portuale rispetto ai casi generici, e proporre soluzioni di adattamento.

  • Strade:
  • traffico interno;
  • traffico esterno afferente al porto;
  • traffico esterno non afferente al porto.
  • Ferrovie:
  • traffico interno;
  • traffico esterno afferente al porto;
  • traffico esterno non afferente al porto.
  • Navi:
  • navigazione a velocità ridotta in avvicinamento alla banchina;
  • stazionarietà a banchina;
  • operazioni di ormeggio;
  • carico e scarico a banchina (senza macchinari ausiliari).
  • Portuale e industriale:
  • Sorgenti fisse;
  • Sorgenti mobili;
  • Sorgenti areali.

Obiettivi e risultati
Nei lavori è stata presentata una specifica procedura di misura per la caratterizzazione delle emissioni sonore delle diverse sorgenti che agiscono in ambito portuale, finalizzata a raccogliere le informazioni necessarie come input dei modelli di rumore per la mappa acustica dell’intera area portuale. Le strade e le ferrovie avevano già la loro specifica procedura di misurazione e adeguati modelli di rumore, pertanto all’interno delle linee guida sono stati proposti solo piccoli aggiustamenti per gli scenari ambientali portuali. Le ultime tre categorie, navale, portuale e industriale, hanno richiesto maggiore attenzione nella definizione dell’insieme delle linee guida. Il lavoro è stato effettuato sulla base della ricerca in letteratura scientifica internazionale e dell’esperienza degli autori che afferiscono a Arpat, Università di Pisa e Genova. La procedura di misurazione e la metodologia proposte mirano a ricavare il livello di potenza sonora della sorgente misurata e tutte le scelte fatte sono basate sull’assunzione che le operazioni di misura debbano essere effettuate con la minor interferenza possibile con le attività portuali e navali, quindi senza misurazioni a bordo, senza collaborazione degli armatori e dei terminal, senza poter spegnere/accendere i macchinari su richiesta per ridurre il rumore residuo. È stato inoltre evitato l’utilizzo di mezzi aggiuntivi (gru, carrelli) per raggiungere determinate posizioni ad altezze più elevate al fine di rendere la procedura più semplice ed economica per gli operatori. L’emissione delle navi è stata considerata simmetrica, quindi è sufficiente misurare un solo lato della nave. La potenza sonora ottenuta può essere inserita nel modello di rumore in base al punto di emissione reale di ciascuna sorgente.

Ci si aspetta che queste linee guida facilitino la proliferazione di studi di settore e che la mappatura acustica dei porti segua un approccio comune, consentendo di confrontare i livelli di esposizione della popolazione.

Per approfondimenti:

https://www.mdpi.com/2076-3298/8/2/12?fbclid=IwAR1v6OHytQkqI08UipWfivIUyXQYKqIU8os0QP7Mujch43idjeH9Bd-L-2w

https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2405844022003097

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